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Non esistono pasti gratis

<news:Non esistono pasti gratis>

In questi giorni sulla pagina di accesso di Google si legge un avviso su una modifica dei termini di servizio. All'indirizzo https://www.google.it/intl/it/policies/terms/changes/ troviamo le modifiche introdotte. Ne riporto un passaggio

I feedback da persone conosciute consentono di risparmiare tempo e di migliorare i risultati per l'utente e per i suoi amici in tutti i servizi Google, fra cui Ricerca Google, Maps, Play e pubblicità. Ad esempio, gli amici possono vedere che un utente ha valutato un album con quattro stelle nella pagina Google Play della relativa band. Inoltre, un +1 fatto sul panettiere locale preferito potrebbe essere incluso in un annuncio che il panettiere pubblica su Google.

D'altronde anche Facebook si muove analogamente, associando ai nostri post messaggi pubblicitari mirati. Navigando sulla sezione del sito dedicata alla pubblicità, leggiamo che

Facebook offre opportunità pubblicitarie pertinenti e integrate per catturare l'attenzione del tuo pubblico specifico

In entrambi i casi siamo di fronte alla stessa strategia commerciale: si attirano le persone con un servizio gratuito, si fa in modo che ne diventino utenti abituali, e nel frattempo si raccolgono informazioni su di loro. A questo punto si monetizzano le informazioni raccolte fornendo pubblicità mirata.

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Appare così lampante quello che è già noto agli addetti ai lavori: in cambio di servizi gratuiti dobbiamo accettare un'intromissione nella nostra vita personale. In altre parole, viene confermata la regola del “There Ain't No Such Thing As A Free Lunch” (TANSTAAFL): nessuno fa niente per niente.

Stessa cosa accade per il software free like in free beer. I rapporti tra produttore e utente sono regolati da una licenza unilaterale: è il produttore che ne scrive i termini e l'utente può limitarsi ad accettarli o meno.

Alla base di tutto, ovviamente, ci sono motivazioni di natura commerciale poiché anche in questo caso, in un modo o nell'altro, c'è una speranza di ritorno economico. Di per sé in tutto questo non c'è nulla di male, se non che l'utente spesso si limita ad impiegare strumenti apparentemente gratuiti ignaro di cosa ci sia dietro.

In tale contesto assumono un posto di rilievo le licenze GPL, in contrapposizione con le licenze proprietarie associate ai software free. Mentre queste ultime pongono l'accento sui diritti del produttore del software e sui doveri dell'utente, le licenze GPL pongono l'accento sui diritti dell'utente, esplicitati nelle libertà fondamentali del software libero: garantire all'utente la possibilità di eseguire, copiare, distribuire, studiare, cambiare e migliorare il software. Per approfondire questi temi vi consiglio una lettura della definizione di software libero disponibile al link http://www.gnu.org/philosophy/free-sw.it.html.

Gli aspetti fin qui delineati dovrebbero essere considerati attentamente nella scelta di un software piuttosto che di un servizio (web, mail, social network etc.) più o meno gratuiti: non dovremmo limitarci a valutare le prestazioni ma dovremmo anche mettere in conto come e a che costo queste vengono offerte. Potremmo allora accontentarci di prestazioni inferiori in cambio di un maggiore rispetto della nostra libertà.

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non_esistono_pasti_gratis.txt · Ultima modifica: 2013/10/22 09:05 da mickele

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